DECRETO-LEGGE numero 34, del 19 maggio 2020
Anche il Decreto Rilancio è di natura finanziaria, poiché ha l’obiettivo di collocare 55 miliardi, cioè il budget messo a disposizione per sostenere l’emergenza in questa seconda fase di riapertura.
Come accadeva col Cura Italia, a parte il Titolo I e un paio di disposizioni, di cui parleremo in seguito, non ci sono norme a diretto favore degli operatori sanitari. Si era infatti parlato di un bonus, che avrebbe dovuto premiare i medici impegnati nell’emergenza, ma che, a quanto pare, almeno per ora non vedrà luce.
Medici e odontoiatri: sicurezza e sanità
Prima di analizzare i nuovi strumenti, di cui potremo beneficiare, facciamo un breve richiamo al Titolo I: salute e sicurezza. Questo si snoda attraverso una serie di disposizioni che rafforzano i fondi già stanziati dal Cura Italia e va a meglio sostenere l’occupazione sia nelle strutture cliniche/ospedaliere, sia negli altri enti di supporto all’emergenza, come l’INAIL, che, come sappiamo, sta svolgendo un ruolo cruciale al fianco delle imprese pronte alla ripartenza.
Dal Titolo II in poi abbiamo invece tutta una serie di norme atte a supportare l’emergenza economica delle imprese, dei liberi professionisti, dei dipendenti e delle famiglie.
Per una maggiore comprensione dividiamo gli articoli tra quelli che si rivolgono a liberi professionisti e alle imprese e quelli che invece si rivolgono ai dipendenti.
MEDICI E ODONTOIATRI LIBERI PROFESSIONISTI E IMPRENDITORI
Gli strumenti più incisivi disposti dal Decreto Rilancio sono sicuramente quelli relativi all’IRAP, ai crediti d’imposta, al contributo a fondo perduto e alla cassa integrazione.
Andiamo in ordine.
IRAP.
Ai sensi dell’articolo 24 non è dovuto il saldo dell’anno 2019 né il primo acconto dell’anno 2020. Sono tante le polemiche attorno a questo provvedimento, soprattutto perché il beneficio è rivolto a tutte le imprese, a prescindere dell’effettivo danno economico subìto.
CREDITI D’IMPOSTA.
Sono due i più importanti crediti d’imposta, che il legislatore ci riserva: il credito d‘imposta per la sanificazione dei locali e per l’acquisto degli strumenti necessari al rispetto dei protocolli e il credito d’imposta sui canoni di locazione. Entrambi erano già stati disciplinati dal Decreto Cura Italia, ma ora vengono ampliati e rafforzati.
Per quanto riguarda il primo, infatti, la percentuale a credito passa dal 50% al 60%, ma è sul secondo che desidero soffermarmi, poiché rappresenta, secondo me, uno dei punti più illuminati del documento.
Col Decreto Rilancio il legislatore introduce l’articolo 122 sulla cessione del credito e ci fa capire d’aver inteso quali siano le esigenze del mercato e quindi, probabilmente, i limiti delle misure finora poste in essere. Il legislatore ha capito che il problema da risolvere è quello legato alla liquidità, la quale non può trovare risposta nel debito, perché sarebbe la condanna a morte anche per le attività, che prima dell’emergenza erano in salute.
Nel Cura Italia il locatario, una volta pagato il canone di locazione per intero, poteva giovare di uno sconto del 60% sul pagamento delle successive tasse, ma è chiaro che il problema alla base fosse la mancata possibilità di pagare l’importo al locatore.
Così, col Decreto Rilancio, si apre la possibilità di poter utilizzare questo credito non solo in via diretta, ma anche attraverso la cessione al proprietario dell’immobile, pagando il canone non per intero, ma al 40%.
Il credito è utilizzabile per i mesi di marzo, aprile e maggio nel caso si sia registrato un calo di fatturato del 50% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Segnalo infine che il beneficio è esteso a tutti gli immobili, quindi non solo a quelli rientranti nella categoria catastale C/1, purché non siano destinati ad uso abitativo.
CONTRIBUTI A FONDO PERDUTO.
Anche questa misura è chiaramente in linea con quanto detto finora: le imprese non possono indebitarsi per sanare un drastico calo di fatturato, che non sappiamo per quanto perdurerà. Al contrario hanno bisogno della liquidità necessaria per far fronte ai debiti, che si sono accumulati e che continueranno ad accumularsi.
Per questo motivo il Decreto Rilancio stanzia un budget per poter distribuire dei contributi a fondo perduto alle imprese e ai liberi professionisti, che nell’anno d’imposta 2019 registravano ricavi o compensi fino a 5 milioni di euro.
è preclusa poi la possibilità di fare domanda al fondo per coloro, i quali avevano (e hanno) diritto di avvalersi delle sovvenzioni previste dagli articoli 27 e 28 del Cura Italia, agli enti pubblici, ai lavoratori dipendenti, ma soprattutto ai “professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria compresa l’ENPAM. In altre parole, ai medici e ai dentisti non è data la possibile di accedere ai contributi a fondo perduto.
Tutti gli altri potranno fare richiesta. L’importo massimo che si potrà richiedere è pari al 10%, al 15% o al 20% della differenza di fatturato tra aprile 2019 e aprile 2020. Su tale differenza applichiamo il 10% per le attività, che nell’anno d’imposta 2019, registravano ricavi e compensi da 1 milione a 5 milioni; il 15% per le attività che registravano ricavi o compensi da 400.000 euro a 1 milione e il 20% per quelle fino a 400.000 euro.
Il contributo potrà essere richiesto, per mezzo delle procedure telematiche, direttamente all’Agenzia delle Entrate. Segnalo per ultimo che per le richieste indebite sono previste, oltre alle sanzioni tributarie, alla restituzione del capitale e agli interessi, anche le sanzioni di ordine penale.
CASSA INTEGRAZIONE.
Con questa misura, invero a cavallo tra il sostegno al datore di lavoro e al dipendente, si apre il capitolo più controverso e, se vogliamo, più preoccupante della normativa.
Il Decreto Cura Italia viene modificato stabilendo che è possibile richiedere la cassa integrazione per 9 settimane, prorogabile per altre 5 nel periodo che intercorre tra il 23 febbraio e il 31 agosto.
Aggiunge la norma: è possibile utilizzare la cassa integrazione per altre 4 settimane nel periodo tra il primo settembre e il 31 ottobre. Contestualmente il Decreto Rilancio preclude la possibilità di licenziare per 5 mesi a partire dal 17 marzo, lasciando aperta, come si può intuire, una larga finestra di tempo entro la quale i datori di lavoro non possono né licenziare né attivare la cassa integrazione.
Questo aspetto vedrà da una parte i datori di lavoro indebitarsi oltre le proprie capacità e dall’altra i lavoratori, che non potendo accedere né alla cassa integrazione né ad un sostegno per la disoccupazione, potranno solo sperare che i datori di lavoro abbiano la possibilità di pagar loro gli stipendi.
Aspettiamo davvero fiduciosi che questo vuoto venga sanato al più presto.
Prima di passare agli strumenti a favore dei dipendenti, desidero fare un veloce riferimento al fondo di ultima istanza (l’appena citato articolo 44 del Cura Italia), che è stato ripreso anche nel Decreto Rilancio e allarga il budget da 300 milioni a 1.150 milioni escludendo dai destinatari i contribuenti titolari di pensione o di contratto a tempo indeterminato. Per capire il funzionamento, dovremo aspettare il Decreto attuativo, da emanarsi entro 60 giorni dalla pubblicazione del Decreto Rilancio.
MEDICI E ODONTOIATRI LAVORATORI DIPENDENTI
Il Decreto Rilancio prevede gli stessi strumenti disciplinati nel Cura Italia e cioè il congedo, il bonus baby-sitting e i permessi, ma modifica importi e periodi di riferimento. In particolare sarà possibile chiedere un massimo di 30 giorni di congedo, alle stesse regole già previste col Cura Italia, nel periodo che va tra il 5 marzo e il 31 luglio.
In alternativa, per i dipendenti del settore privato, sarà possibile chiedere un bonus baby-sitting, sempre nel periodo appena indicato, che passa da 600 euro a 1200 euro. Il bonus può essere spendibile anche per la comprovata iscrizione ai centri estivi, ai servizi integrativi per l’infanzia, ai servizi socio-educativi territoriali, ai centri con funzione educativa e ricreativa e ai servizi integrativi o innovativi per la prima infanzia.
Veniamo ora alle uniche due disposizioni destinate in maniera privilegiata agli operatori sanitari, che prevedono, per i dipendenti del settore pubblico o privato accreditato, l’estensione del bonus baby-sitting a 2000 euro e la possibilità di richiedere ulteriori 12 giorni di permesso.
Questi sono i punti più salienti delle novità in termini fiscali, ma è chiaro che dobbiamo aspettare l’emanazione dei Decreti attuativi, che potranno dare vita ai provvedimenti.
Intanto abbiamo disegnato un quadro, che meglio può aiutarci a capire cosa ci aspetterà nei prossimi mesi, sperando che quelle prese fino ad oggi siano soltanto l’inizio di un lungo percorso di aiuti e sostegno al settore produttivo del Paese.