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Regime Forfettario 2023

Regime forfettario 2023: tutto quello che divi sapere

Regime forfettario 2023 – Tutti i contribuenti del territorio dello Stato italiano devono finanziare la spesa pubblica attraverso il pagamento delle imposte. Queste rappresentano una percentuale della “ricchezza” del contribuente, che può essere più o meno alta a seconda del regime fiscale scelto e del volume del reddito complessivo. L’imposta ordinaria è chiamata IRPEF: puoi cliccare qui per scoprire come si fa il calcolo dell’IRPEF e capire quanti soldi devi dare allo Stato per ogni livello di reddito. Vedrai in questo modo che la tassazione è decisamente elevata e per tale motivo il legislatore europeo ha ordinato all’italiano di legiferare un regime di vantaggio , detto appunto regime forfettario.

Il regime forfettario ha il compito di agevolare i piccoli contribuenti e le start-up, concedendo loro l’utilizzo di una imposta in sostituzione all’IRPEF. Prima di analizzare in maniera più approfondita queste due categorie vediamo i requisiti per l’accesso al regime forfettario.

Soggetti esclusi dal regime forfettario

i contribuenti che non possono accedere al regime forfettario sono:

  1. i soggetti residenti all’estero;
  2. i soci di società di persone;
  3. i soci di s.r.l. e ne detengono il controllo diretto o indiretto;
  4. i soggetti che svolgono l’attività prevalente nei confronti di datori di lavoro o ex datori di lavori;
  5. i soggetti che hanno percepito nell’anno precedente compensi per lavoro dipendenti superiori a 30.000 euro

Rispettati tutti questi requisiti è possibile aprire una partita IVA ed optare per l regime di vantaggio in questione; per accedervi è sufficiente compilare il modello apposito dell’agenzia delle entrate indicando espressamente l’opzione per la legge 190/2014.

L’aliquota del regime forfettario 2023

Il piccolo contribuente

È considerato piccolo contribuente colui, il quale nell’anno precedente

  1. ha percepito incassi non superiori a 85.000 euro. Questa soglia ha subito diverse modifiche negli anni fino alla Legge di Bilancio 2023, quando è stato stabilito l’odierno limite. Per “anno” si intende l’anno fiscale, che coincide con l’anno solare; quindi, è un piccolo contribuente il medico professionista che tra il 1° gennaio 20XX e il 31 dicembre 20XX non ha incassato più di 85.000 euro. Nel caso in cui il contribuente avesse aperto la partita IVA dopo il 1° gennaio 20XX gli 85.000 euro bisogna ragguagliarli ad anno, cioè deve essere fatta la proporzione che individui il valore di incassi tali da ritenere il professionista un “piccolo contribuente”. Facciamo un esempio. Hai aperto la partita IVA il 3 marzo 2023; tra il 3 marzo 2023 e il 31 dicembre 2023 intercorrono 303 giorni; per essere considerato piccolo contribuente devi incassare un massimo di (303*85.000) / 365= 70.562 euro
  2. ha sostenuto nell’anno precedente spese per dipendenti o collaboratori non superiori a 20.000 euro

Chi rispetta tali requisiti può essere considerato “piccolo contribuente”, pertanto è possibile accedere al regime forfettario ed utilizzare quantomeno l’aliquota al 15%. Vediamo in quali casi il contribuente può addirittura avvantaggiarsi del 5%.

La start-up

Quando un libero professionista inizia per la prima volta la sua professione può godere di una tassazione pari al 5% del reddito annuo.

In particolare è possibile optare per il 5% quando:

  1. l’attività non è una mera prosecuzione di quella svolta precedentemente. Per nuova attività si intende quella svolta per la prima volta, in nuovi luoghi, verso nuovi clienti, con nuove competenze e con nuovi strumenti. Da qui il dubbio se il medico specialista possa ritenersi start-up pur avendo già svolto l’attività come medico assimilato alla medicina generale. Secondo alcuni si, secondo altri l’Agenzia delle Entrate potrebbe esprimersi sfavorevolmente; ad oggi, comunque, non ci sono elementi per ritenere che non si possa utilizzare l’imposta al 5% prima come abilitati e poi come specialisti.
  2. Nei tre anni precedenti non è stata svolta l’attività di arte, impresa o professione. È quindi possibile aprire una partita IVA al 5% se nei tre anni precedenti hai lavorato occasionalmente, ma solo se è inteso lavoro occasionale quello svolto in spazi diversi da strutture organizzate, ivi compresi gli studi medici, ed un’unica volta durante l’anno. Negli altri casi non è possibile applicare l’imposta delle nuove attività. Approfitto di questa occasione per ricordare che lavorare per strutture sanitarie senza partita IVA, ma ricevendo un cedolino con la ritenuta d’acconto, oltre a non essere concesso dalla legge, compromette la possibilità di poter utilizzare nel futuro l’imposta al 5%.

Conclusioni

Se sei un professionista e intendi iniziare una nuova attività professionale è importante capire quale sia la forma giusta:

  1. occasionale, considerando che se nella sostanza è equiparato a lavoro abituale rischi di perdere la tassazione al 5%;
  2. dipendente, considerando che se poi lavori con la partita IVA il lavoro autonomo non deve rappresentare una mera prosecuzione dell’attività;
  3. partita IVA e opzione del 5%;
  4. partita IVA e opzione del 15%;

Se hai bisogno di un consulto puoi mandarmi un messaggio su whatsapp al numero 3492908881

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