In linea generale un medico libero professionista senza partita IVA non potrebbe esercitare la sua attività in cambio di denaro. Infatti per l’Agenzia delle Entrate il solo fatto di essere iscritto all’OMCeO rappresenta un’inequivocabile dichiarazione del fatto di voler svolgere la professione in maniera abituale e quindi deve essere aperta una partita IVA. Analizzeremo a breve la legge nel dettaglio in modo da capire quando è possibile ovviare a questa regola, ma prima dobbiamo sapere come funziona la tassazione nelle diverse ipotesi.
Il lavoro di un libero professionista prevede l’erogazione di un servizio professionale in cambio di denaro e questo denaro formerà il reddito del medico. Il reddito deve essere assoggettato a tassazione, che, salvo aprire una partita IVA ed optare per il regime forfettario, implica il calcolo dell’imposta ordinaria detta IRPEF.
Quindi si paga l’IRPEF tutte le volte che 1) il reddito è occasionale 2) si apre una partita IVA NON forfettaria.
l’IRPEF è un’imposta progressiva e proporzionale, che tassa il reddito a scaglioni. Immaginiamo di voler calcolare l’IRPEF su un reddito pari a 50.000 euro
SCAGLIONE % IMPOSTA | |||
FINO A 15.000 EURO 23% 3.450 EURO | |||
TRA 15.000 E 28.000 EURO 25% 3.250 EURO | |||
FINO A 50.000 EURO 35% 7.700 EURO | |||
14.400 EURO |
Su un reddito pari a 50.000 euro l’imposta IRPEF è di 14.400 euro cui bisogna aggiungere l’addizionale regionale e comunale raggiungendo un’imposta totale di circa 16.000 euro.
Il regime forfettario
Per tutti i contribuenti, che optano invece per una partita IVA in regime forfettario è possibile utilizzare un’imposta di vantaggio. Questa sostituisce l’IRPEF ed è pari al 15% o al 5% del reddito. In particolare è possibile applicare il 15% tutte le volte che si rispettano i requisiti del “piccolo contribuente” ed è possibile applicare il 5% quando l’attività che si intende svolgere è una nuova attività.
Riassumendo potremo dire che l’attività che il medico intende svolgere sarà tassata IRPEF se esercitata occasionalmente oppure sarà tassata al 5% o al 15% se esercitata in forza di una partita IVA forfettaria.
Per completare l’esempio di prima possiamo dire che l’imposta del regime forfettario sarà pari a 1.950 euro se si è optato per il 5% oppure pari a 5.850 euro se si è optato per il 15%. Come si può vedere il risparmio di imposta nel caso del regime di vantaggio è notevole.
– Quando conviene aprire la partita IVA?
Abbiamo appena detto che è possibile tassare il reddito al 5% tutte le volte che si svolge una nuova attività. Questo è il motivo per cui molti medici abilitati preferiscono conservare l’opportunità per quando saranno specialisti ed avranno un reddito più alto. La strategia può essere in alcuni casi conveniente, ma bisogno sapere che
- l’attività del medico specialista è un’attività diversa da quella svolta dal medico assimilato alla medicina generale, quindi, salvo voler diventare medico di medicina generale, per tutte le altre specializzazioni, riaprendo la partita IVA da neospecialisti, verrebbe comunque rispettato il requisito della novità. Stando alle odierne regole si può aprire una partita IVA al 5% oggi e riaprirne una nuova da specialisti utilizzando nuovamente il 5%. Tuttavia è necessario segnalare che in futuro la legge potrebbe cambiare e che l’agenzia delle entrate potrebbe interpretare l’attività dello specialista uguale a quella del medico abilitato;
- per accedere al 5% devono inoltre essere rispettati altri requisiti, tra cui sottolineo: ” nei tre anni precedenti non deve essere svolta attività di arte impresa o professione”. Quindi nei tre anni precedenti il medico non deve avere lavorato né con la partita IVA, né senza partita IVA, né come medico, né come artista o professionista di qualsiasi tipo. Infatti diverse volte l’Agenzia delle Entrate ha ripreso alla tassazione del 15% ai medici che nell’anno precedente avevano lavorato seppur senza partita IVA. Per poter accedere al 5% nei tre anni precedenti non deve essere stata svolta l’attività, neanche senza la partita IVA, salvo averla svolta occasionalmente, così come occasionale si intende l’attività di seguito illustrata
Il medico libero professionista senza partita IVA: quando si può lavorare occasionalmente ?
La partita IVA è un codice numerico di 11 cifre rilasciato dall’Agenzia delle Entrate a seguito di una dichiarazione di inizio attività del professionista che intende svolgere la professione in maniera abituale. Ha una valenza fiscale e rappresenta il mezzo attraverso il quale accogliere il reddito che successivamente verrà dichiarato e tassato.
Per tanti anni è stato semplice individuare il lavoro occasione dato che il legislatore aveva previsto due requisiti oggettivi. Il lavoro occasionale era quello svolto per un massimo di 30 giornate durante l’anno e per un importo non superiore a 5.000 euro l’anno. Tutte le circostanze che non rispettavano questi due requisiti costituivano lavoro abituale pertanto doveva essere svolto in forza di una partita IVA.
Dopo la riforma del lavoro del Governo Renzi le regole sono cambiate e il lavoro occasionale non ha più confini così netti. Infatti il legislatore si limita a dire che il lavoro è occasionale quando è svolto ”occasionalmente” e fuori da strutture organizzate ivi compresi gli studi medici. Non viene indicato quindi un numero di volte entro il quale il lavoro può ancora essere considerato non abituale, ma in diverse circostanze l’Agenzia delle Entrate ha inteso ”occasionale” il lavoro svolto una unica volta durante l’anno.
Possiamo quindi dedurre che per operare occasionalmente senza incorrere in sanzione dobbiamo svolgere la prestazione un’unica volta durante l’anno e non per la ASL o altre strutture organizzate come gli studi medici.
Risoluzione 41/E 15 luglio 2020
A tale proposito è intervenuta recentemente l’Agenzia delle Entrate, che ha risposto all’interpello di un medico neoabilitato. Questo chiedeva la possibilità di percepire i compensi della continuità assistenziale occasionalmente, cioè ricevendo un cedolino con ritenuta d’acconto. In questa occasione l’AdE ha rimarcato l’obbligo di aprire la partita IVA, sottolineando il fatto che essere iscritto all’OMCeO della propria provincia rappresenta la volontà di voler lavorare abitualmente. Dice ancora la risoluzione 41/E “dovrà comunque essere valutata l’occasionalità caso per caso”, cioè è data la possibilità al contribuente di lavorare senza partita IVA laddove si rispettino realmente i requisiti di occasionalità.
In conclusione
Il medico libero professionista senza partita IVA può esercitare solo se emette un’unica ricevuta occasionale durante l’anno e come oggetto della prestazione indica ”prestazioni/consulenze sanitarie”. Infatti in questo caso l’attività è svolta una sola volta nell’anno e non si evince all’interno di quali luoghi. Si evidenzia invece come sia difficile rispettare il requisito se l’attività in questione è svolta per la ASL.
Preciso che da un punto di vista pratico la ASL chiede al medico di scegliere in quale modalità lavorare e cioè se si preferisce ricevere il compenso al netto della ritenuta d’acconto (lavoro occasionale) oppure se si preferisce lavorare percependo il compenso in forza del regime forfettario e quindi senza ritenuta d’acconto. La ASL non tiene conto del fatto che stando alla normativa attuale non è possibile optare per la prima opzione.
Ancora deve essere precisato che quando si lavora in continuità assistenziale si riceve un cedolino che sostituisce la fattura o la ricevuta occasionale. Questo è l’unico caso in cui non si deve produrre un documento al ricevimento di un compenso. In tutti gli altri casi invece deve emettersi la fattura o la ricevuta occasionale, allego qui un file Excel utile per emettere la ricevuta occasionale ed un file word per l’emissione della fattura.
Il medico libero professionista senza partita IVA: riepilogo dei punti
- Si può lavorare occasionalmente se non si intende svolgere la professione, ma capita una occasione, come ad esempio quella di sostituire un collega medico di medicina generale
- si può lavorare occasionalmente se se emette nell’anno un’unica ricevuta occasionale
- se si intende lavorare per più di una volta durante l’anno conviene aprire subito la partita IVA in regime forfettario per non perdere il vantaggio della tassazione al 5%
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